La famiglia Peluso Centolani è proprietaria della omonima azienda e possiede a Montalcino due grandi realtà produttive, la Tenuta Friggiali, dove ha sede anche la cantina ed il centro amministrativo, e la Tenuta Pietranera, per un totale di 200 ettari circa, tra vigneti, oliveti, seminativo e bosco.
È sempre difficile fare una prefazione ad una pubblicazione, di qualunque natura essa sia.
Ancora più difficile, quando si tratta di parlare dell’azienda di famiglia per gente come noi, per la quale impresa è sinonimo di passione per il lavoro, di esigenza sociale di costruire e morale di condividere, oltre che, naturalmente, orgoglio economico e produttivo.
È difficile perché ai clienti, amici ed appassionati dei nostri vini in tutto il mondo che ci chiedono dettagli, spiegazioni e, perché no, piccoli segreti di famiglia della nostra “storia di viticoltori”, non sappiamo se rispondere con cifre e ragguagli tecnici sulla produzione di Brunello di Montalcino, o con i ricordi del nostro percorso emotivo-sentimentale, con i suoi entusiasmi infuocati e i repentini dubbi, con le sue giustificate paure e le prime fragili conquiste, a poco a poco più grandi e solide.
Mi auguro che le notizie contenute in questo opuscolo siano comunque utili e istruttive.
E per quel che riguarda i segreti… lì, a dire il vero, potremmo scrivere un libro (pur non potendo vantare la storia e i titoli secolari di altri illustri produttori), nel quale fare menzione della fatica e della contraddittorietà che ciascuno di noi ha vissuto per perseguire il medesimo obiettivo, quello cioè di restituire alla propria vita di uomo del 2000, una dimensione “semplice, ordinata e parsimoniosa”, proprio come “è qui la natura, ancora così rispettata e ossequiata”, per citare le parole di un bravissimo fotografo toscano.
Nel capitolo dei “piccoli segreti”, io personalmente scriverei il bello assoluto rappresentato dai tanti incontri che il mestiere di produttrice-venditrice di vino mi ha fatto fare dappertutto nel mondo, a contatto con tante persone, la cui storia è monumento all’emigrazione in Paesi lontani, alla ricerca di quel benessere che l’Italia, un secolo fa, non riusciva purtroppo ad assicurare a tutti.
E parlando d’incontri, mi riferisco non soltanto ai ristoratori e distributori europei o americani, ma anche ai tanti operatori asiatici, così intelligentemente rispettosi e curiosi delle nostre tradizioni artistiche e culturali e dei prodotti della nostra terra.
In quel capitolo rammenterei poi lo stimolo intellettuale fornitoci dalla dialettica, qui in Toscana mai sopita, tra “padrone e contadino”, che in quest’azienda ci siamo sforzati di vivere in funzione di un ordinato svolgimento della vita quotidiana e di rispetto dell’ambiente, bene capitale produttore di risorse, nonché quale fonte di accrescimento culturale e civile reciproco.
Infine vorrei ricordare i tanti gesti di collaborazione, talvolta proprio di amicizia, ricevuti da altri produttori, che io ho avuto la fortuna di non guardare mai come concorrenti, ma come colleghi dai consigli preziosi e utili.
Di qualcuno di essi, in barba ai facili commenti sulle stramberie, ho persino attaccati al muro dell’ufficio foto e articoli presi da giornali specializzati.
Fa parte della visione armonica che vorrei, anzi vorremmo avere, di una vita trascorsa ormai da tanti anni a Montalcino, nella mitica Toscana, di una grandissima Italia.
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